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Dalla fine dell’aprile 1945 Bolzano fu sede del comando supremo delle forze armate tedesche in Italia e qui si svolse l’ultima fase delle sue segrete trattative di resa con gli Alleati. Ad esse si intrecciarono quelle condotte, a livello locale, dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che mirava a ottenere l’amministrazione della provincia in nome del governo italiano.
Gli episodi di Bolzano del Tre maggio, come altri in regione, rientrano nell’ultima fase delle stragi di civili e partigiani in Italia, nel contesto insurrezionale e della ritirata tedesca in area alpina. Si tratta di una fase breve ma particolarmente cruenta. I reparti che transitarono quella mattina per la città erano sfuggiti all’accerchiamento da parte degli Alleati e dei partigiani nel Veneto. Nel rispetto delle clausole della resa di Caserta, entrate in vigore alle 14 (ora italiana) del giorno precedente, essi non si sarebbero dovuti muovere bensì si sarebbero dovuti concentrare in punti di raccolta determinati dai rispettivi comandi, in attesa degli Alleati. Nonostante gli ordini diramati il mattino del 2 dal Comando Supremo Militare tedesco sud-ovest, si registrò una varietà di atteggiamenti e reazioni, determinata dall’influenza dei vari comandanti e dall’ormai precario funzionamento delle comunicazioni tra le unità del Gruppo di armate, che si era in gran parte sfaldato.
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